IL RUOLO DEL SINDACATO

  Una sfida difficile

Il ruolo fondamentale ed essenziale del sindacato confederale in una moderna democrazia è reso ancora più decisivo e determinante anche se estremamente più difficile nella situazione presente caratterizzata dalla precarizzazione e dalla flessibilità dei rapporti di lavoro, dalle delocalizzazioni produttive, dalla mobilità nelle aziende e nel territorio, dalla frammentazioni dei rapporti di lavoro e delle dimensioni produttive. Tutti questi problemi e gli altri determinati dai processi di globalizzazione richiedono per una loro soluzione equa e compatibile con i principi di giustizia sociale un grande sforzo di partecipazione e di solidarietà collettive.

Il sindacato confederale, per le sue caratteristiche di portatore di interessi generali, ha tutti i requisiti per essere protagonista di questa partecipazione e di questa solidarietà tra lavoratori occupati e quelli in cerca di lavoro, tra lavoratori che godono di rapporti stabili e quelli esposti alla insicurezza e alla precarizzazione, tra le diverse generazioni.

Purtroppo mentre il mercato capitalistico e finanziario procede velocemente verso i suoi traguardi al di sopra e al di fuori delle realtà nazionali il movimento sindacale stenta a trovare una dimensione sopranazionale e spesso anche solo nazionale nella strategia da seguire. Il sindacato deve responsabilmente individuare la rotta giusta attraverso un’analisi costante dell’evolversi del contesto sociale, economico e produttivo in cui esso deve operare e la messa a punto continua delle strategie che consentano una efficace tutela degli interessi dei lavoratori. In questa sfida diventa ancora più importante il ruolo del sindacato confederale che si pone come interlocutore delle forze politiche ed economiche e come portatore di interessi generali ispirati alla solidarietà e alla coesione sociale.
La UGL intende cogliere l’appuntamento congressuale anche come essenziale momento di svolta nel proprio modo di essere e di organizzarsi per interpretare adeguatamente i cambiamenti in atto in campo economico e sociale e adottare prontamente ogni strategia per tutelare nel modo più efficace i lavoratori che rappresenta e il mondo del lavoro in generale. In questo quadro rivestono grande importanza le decisioni, anche di natura organizzativa, che il Congresso sarà chiamato ad adottare per stabilire nuove regole tese a delineare una organizzazione che diventi sempre più aperta ai giovani, alle nuove categorie e alle esigenze dettate dalle trasformazioni del sistema produttivo. Una organizzazione che sia strutturalmente pronta a rinnovarsi continuamente nei propri quadri dirigenti e a sviluppare le sue azioni attraverso organi decisionali snelli ed efficaci.

 

V.2.        La rappresentanza

Le trasformazioni in atto nei sistemi di produzione e nella composizione del mercato del lavoro mettono in discussione il concetto tradizionale di rappresentanza degli interessi elaborato durante l’era fordista. Le nuove figure professionali dotate di notevole autonomia operativa nell’ambito dell’impresa, pur restando lavoratori subordinati, tendono ad uscire dalla tutela confederale.

L’aumento dei giovani e delle donne in cerca di prima occupazione unitamente all’enorme settore dell’economia sommersa fanno restare fuori dall’ambito sindacale masse notevoli di lavoratori o di potenziali lavoratori. Anche le innumerevoli figure “atipiche” in cui si articola l’estrema flessibilità del mercato del lavoro non sono facilmente riconducibili sotto la tradizionale tutela del sindacato. Tutto questo crea un progressivo indebolimento del sindacato confederale e della sua forza contrattuale ad ogni livello e un danno sociale rappresentato dalla mancanza di tutela e di rappresentanza di un numero rilevante di soggetti.

Il sindacato deve saper rispondere con capacità di adeguamento culturale ed organizzativo a questi problemi allo scopo fondamentale di ricondurre nel proprio ambito rappresentativo questa notevole parte del mondo del lavoro ora esclusa.

 

V.3.        L’autonomia

Solo una reale autonomia da ogni tipo di influenza esterna – politica, istituzionale, economica – può conferire al sindacato confederale il carattere essenziale di soggetto politico rappresentante degli interessi del mondo del lavoro nei confronti del governo e delle controparti sociali. L’autonomia va intesa sia in senso organizzativo e statutario sia come capacità di analisi e di progetto condotti in piena libertà e tenendo conto esclusivamente degli interessi di cui il sindacato è portatore. Essa si esplica nella capacità di dare risposte coerenti alle sfide che la realtà impone quotidianamente al mondo del lavoro e alla società civile.

In sostanza l’autonomia è il presupposto necessario alla connotazione stessa di sindacato confederale e al ruolo nella società che esso intende rivestire, come elemento essenziale alla sua credibilità presso i lavoratori e il mondo esterno in generale. La funzione di rappresentanza come soggetto autonomo svolta dal sindacato va intesa come contributo fondamentale alla vita sociale e democratica della nazione che si esplica nel rispetto delle regole attraverso la contrattazione collettiva, la concertazione e il confronto con le controparti politiche ed economiche e, quando necessario, il conflitto.

 

V.4.        La contrattazione

Non vi è dubbio che lo scopo prioritario del sindacato confederale sia quello di tutelare i lavoratori attraverso il raggiungimento di accordi contrattuali sui livelli retributivi e sulle condizioni di lavoro. E’ pertanto essenziale, ai fini sia di un sano e corretto svolgimento delle relazioni industriali sia dei presupposti dello sviluppo economico del Paese, che venga messo in atto un sistema contrattuale aderente alla realtà sociale e produttiva e che coniughi le esigenze della tutela dei lavoratori e della competitività delle imprese.

Il sistema attuale, basato sugli accordi del 1993, ha ancora una sua sostanziale ragion d’essere poiché gli obiettivi che si pone il doppio livello di contrattazione, nazionale e decentrata, restano pienamente validi. Il contratto nazionale è e deve essere lo strumento essenziale per garantire livelli normativi uniformi e livelli retributivi per i lavoratori del settore con recupero della perdita del potere d’acquisto dovuta all’inflazione. E’ evidente il suo valore di solidarietà e di coesione sociale nonché la funzione di equilibrio concorrenziale tra le imprese. Anche per questo non sono condivisibili proposte di clausole che consentano deroghe pattizie ai livelli minimi di retribuzione stabiliti nei contratti collettivi nazionali. Il contratto decentrato ha la funzione altrettanto essenziale di redistribuzione degli utili derivanti dall’incremento della produttività e dalla efficienza aziendale.

Se restano validi gli obiettivi del doppio livello di contrattazione non altrettanto soddisfacente è il bilancio degli ultimi anni. Infatti la contrattazione di secondo livello non ha avuto quella attuazione che si auspicava con gli accordi del 1993 e mediamente solo nel trenta per cento delle imprese, quelle di maggiori dimensioni, si sono realizzati contratti aziendali. La ragione fondamentale di questa mancata applicazione va individuata in buona parte nel tessuto produttivo italiano che, come è noto, è formato in prevalenza da piccole e medie aziende. In queste realtà l’azione del sindacato è più difficile e spesso di fatto impossibile.

 La soluzione, conseguente, è quella di potenziare il secondo livello di contrattazione, come in parte era già previsto dagli accordi del 1993. E’ proprio nell’insieme delle imprese collegate tra di loro e non nella singola impresa, sia di grandi che di piccole dimensioni, che si può puntare ad un aumento della produttività e quindi ad uno spazio reale per una copertura contrattuale integrativa. Attraverso la ricerca di sinergie locali, interne ed esterne all’impresa, e realizzando risparmi ed utilità di carattere collettivo su uno specifico territorio. Del resto in questi anni i risultati positivi, in termini di espansione produttiva e di occupazione, sono stati realizzati attraverso lo sviluppo locale e non certo con le grandi imprese.

 

V.5.        La coesione sindacale

Le sfide poste al mondo del lavoro dagli imponenti processi di globalizzazione richiedono una coesione tra i sindacati confederali certamente maggiore che in passato. Solo così si può pensare di affrontare e vincere tali sfide epocali. La presa di coscienza della portata della posta in gioco per i lavoratori e per la stessa società civile deve condurre alla volontà di sommare le forze disponibili, le capacità e le esperienze, le potenzialità progettuali verso l’obiettivo comune di tutelare gli interessi dei lavoratori, dei giovani disoccupati, dei soggetti deboli.

Questa coesione dovrà essere elevata a livello europeo poiché le sfide poste dalla realtà sono di dimensione sovranazionale e in tale dimensione vanno affrontate. Il cammino deve maturare nella volontà dei lavoratori e può esplicarsi inizialmente anche solo per comportamenti del sindacato nel rispetto del pluralismo e delle diversità di opinioni da confrontarsi liberamente e dialetticamente.

Ovviamente tutto questo presuppone il requisito essenziale della effettiva e concreta autonomia dei soggetti sindacali da qualsiasi forza politica e da qualsiasi schieramento di parte.

La UGL in questi anni ha dimostrato nella sua azione concreta di ispirarsi a tali principi nei rapporti con le altre forze confederali, attuando una politica di tutela del mondo del lavoro che, al di là delle diverse identità storiche e culturali, ha conseguito sostanzialmente una oggettiva convergenza di posizioni e di atteggiamenti nei confronti delle controparti datoriali e del governo. Questa politica si è esplicata nella presenza puntuale, insieme alle altre Confederazioni, sui tavoli dove si discuteva e si decideva di problemi cruciali ed ha dato luogo alla sottoscrizione di numerosi e rilevanti accordi e documenti unitari. Si può senz’altro affermare che la UGL, anche per la sua azione ispirata alla convinzione della necessità di una coesione sindacale nell’interesse dei lavoratori, veda oggi riconosciuta nel movimento sindacale confederale una posizione degna della sua storia.